lunedì 4 febbraio 2008

Chi valuta chi?

Si dibatte, ci si scontra, si argomenta intorno alla necessità di legare una parte sempre maggiore della retribuzione al risultato ed alla valutazione dei singoli. E’ uno dei temi caldi di questi anni mai pienamente risolto, mai completamente sopito. Ogni volta che torna a galla il mare si agita sino a tramutarsi in tempesta.

Le domande si rincorrono: su che cosa si valuta?
Non bastano solo valutazioni quantitative (più numeri /meno numeri) ma anche qualitative (più bene /più male).
Con quali strumenti?
Ricordiamoci che: « siamo quello che gli altri pensano di noi, non quello che pensiamo noi di essere ».
Ed ancora: chi valuta chi?
e soprattutto
Come garantire uniformità e correttezza di giudizio?
Sicuramente la valutazione non deve venire da una sola testa e da un solo “luogo”. Ci vuole una pluralità di giudizio basata su elementi diversi. Qui entra in ballo anche la capacità manageriale dei dirigenti e dei coordinatori: chi li indirizza, chi li valuta, chi li sceglie, chi li rimuove? “Il pesce puzza dalla testa”.
Quello che facciamo è davvero utile (efficace)?
Il nostro operare dà veramente risultati apprezzabili in termini di raggiungimento della mission? Oppure segue la routine o peggio l’autosopravvivenza? E’ doveroso mettere in discussione, come in parte si sta già facendo, il nostro lavoro; è indispensabile aprire gli armadi e guardarci dentro fino in fondo.

1 commento:

Anonimo ha detto...

dcsdcsd